Cosenza, Stadio di San Vito: 02-09-1999

 

 

COSENZA 2-9-1999.

Quasi 30mila persone ad applaudirlo: cos?a Calabria ha risposto al Rewind Tour che Vasco Rossi ha portato questa sera alla Curva Sud del S. Vito. Uno spettacolo lineare, impeccabile, vigoroso, robusto e dolce, dove non mancano i momenti irruenti ma c'?pazio per la riflessione, il ricordo - dell'amico Massimo Riva recentemente scomparso - e la passione pare stemperarsi ma resta sempre viva. Va detto che una scenografia migliore non la si poteva trovare, il palco mai come questa volta ?arte integrante, ?o show, non mero involucro: completamente aperto, in alto e ai lati dove troneggiano due alte torri sorrette da 48 fibre ottiche che cambiano continuamente colore, due bracci metallici che frugano artisti e pubblico con le loro innumerevoli luci, l'orologio Swatch che segna il tempo Internet, 600 fari, parecchi stroboscopici, megaschermo centrale ad altissima definizione e certi occhiali-microcamere, spettacolari, che indossa Rossi. Una meraviglia che per??n riesce a fagocitare, svilire, sminuire la smisurata vitalit?i Vasco e dei suoi: anzi, ?orse proprio in questo laboratorio altamente tecnologico che si confronta con l'umanit?la fallibilit?la bravura di musicisti e cantante che si alligna l'elemento in pi?l'intero show. Vasco, tutto vestito di cuoio nero, appare all'improvviso nel buio sul palco viola, fumigante: accanto a lui ha un vecchio amico, il chitarrista Maurizio Solieri, insieme attaccano Lo show e s icapisce subito che sar?na notte fatta di rock, di quello che ti scortica pelle e cuore, ti rallegra una bella vita, "di quelle che non muoiono mai". Il ragionier Rossi non si ?nbsp; addolcito con gli anni: non salta e si dimena come un tempo, ma lo spirito ?uello giusto. Cos?ome quello dei musicisti con cui divide la scena, vale a dire i tastieristi Alberto Rocchetti e Frank Nemola, suona anche la tromba, il sassofonista e flautista Andrea Innesto, il bassista Claudio "Gallo" Golinelli, la dotatissima, in tutto, corista, Clara Moroni, il bel Solieri e gli statunitensi Steff Burns, chitarra solista, e Jonathan Moffett, batteria, gente che convince. E tramortisce. Si prosegue con Sballi ravvicinati del terzo tipo, Rewind, Nessun pericolo per te, Blasco, pagine della vita del Vasco nazionale, Ormai ?ardi, Stupendo, di nome e di fatto. La notte si fa elettrica con la sei corde virulenta di Burns, Moffett e Golinelli sono ritmica poderosa, Rocchetti, Nemola e Solieri, all'acustica, sembrano defilarsi ma sono validi quanto e come Clara. Jenny ?azza, quell'angelo disperato di Sally, quella de "perch?a vita ?ui", verso che ti strappa l'anima, L'una per te, Senza parole, Vivere, rischiarata dall'ottimo Solieri, Mi si escludeva, Golinelli stantuffa il tenebroso basso, ?i>Gli spari sopra, qui ?urns il protagonista quando si attorciglia e sventra quasi la chitarra con assoli a raffica, Delusa fino a Io no, la chiusura dopo la scherzosa presentazione del gruppo. Sono passate da poco le 23 quando sul megaschermo appare, fumando e con l'acustica a tracolla, Massimo Riva. Le immagini sono del concerto di Imola dello scorso anno, canta Quanti anni hai. Il gruppo conclude il pezzo, Vasco, con voce strozzata dice "Nessuno, nessuno muore mai completamente, qualche cosa di lui rimane sempre vivo dentro di noi, viva Massimo Riva", al che lo stadio esplode in un memorabile, interminabile applauso: ?uello il miglior omaggio a Massimo che da qualche parte star?uardando col suo sguardo ironico. Gli angeli ?l pezzo giusto per ricordarlo, incorniciato da un batter di mani che sembra non voler finire mai e l'assolo finale, micidiale, del virtuoso Burns. Va via, Rossi, ma parte l'ola festosa, si urla "ol?l?l?l?asco Vasco". Bisogna tornare. C'?hi dice no. Bollicine. Vita spericolata, magnifiche le svirgolature del sax di Innesto, pezzi che lo hanno fatto scoprire, amare, bramare, idolatrare, e tutti, tutti, tutti cantano. Baccano e urlio non si placano. E vai, allora, col piano di pizzetto rosso Rocchetti, ?i>Albachiara, col gruppo che ruggisce, le luci che spazzano cielo, Curva, gente. Ultimo, struggente regalo, semplice e sincero proprio come lui, al suo popolo, parola fine di uno show dove i sentimenti sono ben radicati e gli assenti importanti, quanto e pi? presenti, prova di maturit?mpiamente superata. A riprova che il rock, quello che ti fa sudare e sognare, il migliore, in Italia ?empre lui, Vasco Rossi.

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Gazzetta del Sud 02-09-1999