Milano, Stadio San Siro: 04-07-2003

Bootleg

This concert has been recorded in the crowd.
Quality of the registration is average/good.

CD1 (74m25)

Credi davvero
Asilo republic
Ti prendo e ti porto via
Splendida giornata
Se è vero o no
Vivere
Ogni volta
Fegato fegato spappolato
Rewind
Io no
Stupendo
It's only rock 'n' roll show
Non appari mai
Stupido Hotel
Burns Solo

CD2 (75m29)

Toffee
Gabri
Una canzone per te
Sally
C'è chi dice no
Mi si escludeva
Gli spari sopra
Delusa
Siamo soli
Generale
Liberi liberi (La fine del millennio) Bollicine
Siamo solo noi
Vita spericolata
Albachiara

 

Ticket

CD front

CD Back

l'omaggio di s.siro+l'invito sotto il palco
(a cura di Davide di Mantova)

 

 

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From http://www.digilander.libero.it/axllic/concerti/040703.htm

Dopo ben 7 anni di assenza, da quel magico 16 Giugno 1996 con il tour di "Nessun Pericolo per te" (e io c'ero!!!), il Blasco ritorna a San Siro... non si poteva mancare, per nulla al mondo!!

L' ATTESA

Vasco Rossi ha promesso i vecchi successi come «Fegato spappolato». Grande attesa anche per il brano inedito composto per i tre show milanesi dal titolo "Rock 'n Roll show". Arrivo a San Siro: ore 17, i cancelli sono gia' aperti. E' incredibile: dopo aver parcheggiato neanche vicinissimi allo stadio da vari isolati di distanza si sente un imponente coro: "VASCO!!!!!". Intorno, decine di poliziotti e carabinieri. Un centinaio di vigili impegnati, dalla mattina fino a tarda notte, a dirigere il traffico intorno al Meazza e a tenere piazza Axum libera dagli ambulanti abusivi. Mentre gli abitanti di San Siro attaccano quello che hanno ribattezzato «Titanic concert». E protestano contro l'«effetto terremoto» per tutto lo show. I fans non si contano davvero: anche dall'America sono arrivati. E dalla Sicilia, dalla Sardegna, da tutta Italia. Gruppi di ragazzi ma anche coppie di adulti che si sono innamorati con le note di «Sally» e «Siamo solo noi». C'è una donna incinta di tre mesi e mezzo, «così il piccolino si abitua subito», adolescenti che conoscono solo l'ultimo album del Blasco e che pensano che «Generale» sia una sua canzone, giovani già ubriachi fin dalle prime ore del pomeriggio e impiegati in cravatta appena usciti dal lavoro. Qualcuno cerca ancora i biglietti davanti ai cancelli. Subito accontentati: i bagarini offrono ingressi anche a 150-200 euro.

Finalmente si entra: i più accaniti, quelli in piedi dalle 4 del mattino, corrono sul prato, cercano il posto migliore, qualcuno si perde, altri vengono fermati dalla polizia ai cancelli, altri, sotto il palco, iniziano a gridare «Vasco, Vasco». Dallo stadio si leva un boato, le signore con i sacchi della spesa salgono sul tram 24 e domandano: «Cos'è tutta questa gente?». San Siro si riempie, sembra non contenere più uno spillo. La gente continua ad arrivare, fino all'ultimo. Il clima è fresco, il palco, anche vuoto, incanta tutti con i suoi 100 metri per 20, i 350 fari, i 500 punti luce, per un totale di un milione di watt. Finalmente arrivano le 19.15. Sul palco salgono gli Articolo 31, i ragazzi si scaldano ma intanto la febbre sale. E alle 21 Vasco arriva. E incanta tutti.

LO SHOW - Cronaca di "UNA SPLENDIDA GIORNATA"

«Benvenuti. Bentornati. Benarrivati. Finalmente a San Siro». E ottantamila persone rispondono. Pronte a cantare in coro ogni strofa di ogni canzone. Sono arrivati da tutta Italia. In treno, in aereo, in macchina. Prendendo d'assalto la città fin dalle prime ore del mattino, riempiendo la stazione Centrale, i treni della metropolitana, i tram, i bar. E, naturalmente, il piazzale davanti a San Siro.

Non appena si alzano le note di «Credi davvero», ottantamila persone iniziano a cantare. All'unisono. Lo stadio trema per "Ti prendo e ti porto via". I telefonini rimangono accesi per far ascoltare le canzoni più belle agli amici. Gli accendini si alzano al cielo per «Ogni volta» e due ore e mezzo di spettacolo volano via, tra successi come «Splendida giornata», «Liberi liberi», «Una canzone per te». Vasco è in formissima, ipnotizza tutti con la sua musica. Ringrazia, e saluta il suo pubblico. Anche se alle 23.30 tutto tassativamente deve finire. Serviranno alcune ore per far uscire tutti dallo stadio, i vigili impegnatissimi fino a tarda notte, gli abitanti del quartiere ancora una volta sul piede di guerra contro gli 80 decibel del concerto. I fan escono lentamente e sembrano non voler lasciare il piazzale. Si abbracciano esausti. Qualcuno si massaggia la gola per aver cantato troppo, altri si raccontano le emozioni provate durante il concerto. Molti camminano silenziosi. Per fissare le emozioni di una giornata indimenticabile.

Ore 19:20 iniziano a suonare gli Articolo 31,che con l'ultimo album hanno pensato di cavalcare l'onda del fenomeno punk e hanno lasciato un pò da parte piatti e "campioni" e si sono vestiti di chitarre e batteria. Peccato non bastino i capelli lunghi e le voci gridate per essere credibili... L'esibizione scivola per 45 minuti tra brani apprezzati (Domani Smetto, Pere, Maria Maria) e voglia di vedere qualcun'altro al loro posto. A pochi minuti dalle 21 la grande attesa degli 80mila che riempiono il Meazza è finalmente ripagata. Il colpo d'occhio è maestoso, un mare di ottantamila corpi che ondeggia al ritmo della batteria e scandisce ogni parola cantata. Viene da pensare che tutto sommato un rituale profano ci sia, esista. Prende la forma di un concerto rock, soprattutto quando il gran sacerdote, rigorosamente laico, edonista e perennemente inquieto, si chiama Vasco Rossi. Quando sale sulla pedana dell'enorme palco a forma di nave, le aspettative del pubblico sembrano arrivargli addosso come uno schiaffo di energia, che lui puntualmente rispedisce al mittente con una mitragliata di pezzi duri, preceduti da un'introduzione trionfalistica, da gladiatore, un avviso di metallo che annuncia la prima dionisiaca bordata di rock: "Credi davvero". Si intuisce subito che la scelta della scaletta (perfetta, come nei desideri segreti di Vasco) tiene conto dei desideri dei fan, nel senso che alcuni pezzi non li suonava da vent'anni, o addirittura da mai, come "Se è vero o no". Il concerto è un regalo per il popolo che gremisce la ormai consolidata cattedrale di questo rito che è lo stadio di San Siro. Non c'è un disco nuovo da presentare, c'è solo da celebrare l'ebbrezza della festa. Quando il buio scende sullo stadio, le luci e gli schermi seguono le evoluzioni della musica: il trionfo di chitarre del fedelissimo Maurizio Solieri, detto "il toro del Giurassico", e di Stef Burns, il basso potente di Claudio Golinelli, le impennate al sax di Andrea Innesto, le tastiere di Alberto Rocchetti e Frank Nemola, i cori di Clara Moroni e, last but not least, la rude e marmorea batteria di Mike Baird. Come detto lo stadio e' sold-out, anzi direi che la gente e' piu' che quella della capienza massima e l'urlo iniziale fa tremare la terra sotto i nostri piedi: non si tratta di un gol di Vieri e nemmeno di Rivaldo, è un urlo di gioia per un uomo di 51 anni che magari non gioca bene nemmeno a calcio ma che riesce a riempire la scala del calcio per 3 serate che entreranno nella storia. Si inizia con un brano che forse i fans più giovani non conoscono "Credi davvero" e si prosegue con 2 canzoni che trasformano lo stadio in una bolgia infernale "Asilo republic" e "Ti prendo e ti porto via". Giusto il tempo di rifiatare ed inizia "Splendida giornata",canzone da tempo non eseguita e perfetta descrizione di quanto vissuto ieri... Le emozioni non si fermano, anzi, San Siro si trasforma in un cielo illuminato d'accendini e luci con "Vivere" e "Ogni volta" (applausi all'inizio della canzone verso Vasco visibilmente commosso). Ai cori ci pensa il pubblico, li esegue alla perfezione, sapendo di essere parte fondamentale dello spettacolo. Una versione fantastica di "Fegato spappolato" fa urlare di nuovo il pubblico e poi il terzo anello trema con "Rewind". Arriva anche il brano inedito "Rock and roll show" in chiaro stile Rolling Stones semplice e affabile all'ascolto preludio per "Non appari mai" in cui si ironizza sul potere della tv e dei media e per l'occasione Vasco protegge il suo popolo dalle polemiche dicendo " qui non esistono problemi.... qui siamo tutti quanti uguali....qui siamo tutti "belli e sani...votiamo tutti Berlusconi". Votiamo tutti Berlusconi, canta Vasco, ma questa volta l'ironia è evidente, come dire che domina il conformismo, anche perché la canzone è contro la televisione che tutto ingoia e annulla tutto ciò che non contiene. E' l'unica apertura d'attualità. Vasco non è certo uno da cronaca militante. Va per la sua strada, e anche quando parla di guerra ("Gli spari sopra") o di disfacimenti notturni, o ancora di sesso e viaggi spericolati, lo fa con la forza di un'istintiva appartenenza a un mondo di titubanti e poco soddisfatti cittadini del mondo. Dopo un incontro di chitarre tra Solieri e Burns si riprende con la magica atmosfera di "Tofee","Gabri",della splendida "Una canzone per te" e infine "Sally". Ancora suoni pesanti con “C'è chi dice no","Mi si escludeva","Gli Spari sopra" e "Delusa". Infine "Siamo soli" (ed una lacrima e' caduta) ,"Generale" (De Gregori sia lodato) e la bellissima "Liberi liberi" a chiudere tra gli applausi la prima parte del concerto. Il rientro sul palco è un sabba di gioia con "Bollicine" prima e un l’inno di due generazioni poi con "Siamo solo noi". L'ora del coprifuoco si avvicina e c'è spazio ancora per le canzoni di sempre:"Vita spericolata" e "Albachiara". Una pioggia di coriandoli scende e anche Vecchioni dovrà ammettere che con Vasco le “luci” a San Siro si accendono ancora.

L'appuntamento è ritualmente imperdibile perché tutto quello che Vasco canta, nel bene e nel male, piaccia o meno, è qualcosa che ha vissuto in prima persona. Il concerto è un monumentale autoritratto, tutte le ballate sono letteralmente sovrastate dal tripudio canoro della folla e si alternano alle frustate hard. Sembra che a San Siro Vasco ci stia come a casa sua, che queste adunate siano un modo per tornare tra i suoi simili, il protagonista certo, ma sempre diretto, semplice, un fratello maggiore che sta al centro di un grande abbraccio collettivo. Vasco è "contro" a suo modo, è uno "che dice no", come un eterno oppositore della vita quotidiana, il cantastorie di un mondo alternativo per discendenza e per vocazione genetica. Per questo il suo concerto è un tempio, e i fan sventolano la bandiera della "Vita spericolata" perché gli sembra di sventolare la propria.