Bootleg
This concert has been recorded in the
crowd.
Quality of the registration is average/good.
CD1 (74m25)
Credi davvero
Asilo republic
Ti prendo e ti porto via
Splendida giornata
Se è vero o no
Vivere
Ogni volta
Fegato fegato spappolato
Rewind
Io no
Stupendo
It's only rock 'n' roll show
Non appari mai
Stupido Hotel
Burns Solo
CD2 (75m29)
Toffee
Gabri
Una canzone per te
Sally
C'è chi dice no
Mi si escludeva
Gli spari sopra
Delusa
Siamo soli
Generale
Liberi liberi (La fine del millennio) Bollicine
Siamo solo noi
Vita spericolata
Albachiara
Ticket
|
CD front
CD Back
l'omaggio di s.siro+l'invito
sotto il palco
(a cura di Davide di Mantova)
|
Click on the news to enlarge
Click on the news to enlarge
|
From
http://www.digilander.libero.it/axllic/concerti/040703.htm
Dopo ben 7 anni di assenza, da quel magico 16 Giugno 1996
con il tour di "Nessun Pericolo per te" (e io c'ero!!!),
il Blasco ritorna a San Siro... non si poteva mancare, per
nulla al mondo!!
L' ATTESA
Vasco Rossi ha promesso i vecchi successi come «Fegato
spappolato». Grande attesa anche per il brano inedito composto
per i tre show milanesi dal titolo "Rock 'n Roll show".
Arrivo a San Siro: ore 17, i cancelli sono gia' aperti.
E' incredibile: dopo aver parcheggiato neanche vicinissimi
allo stadio da vari isolati di distanza si sente un imponente
coro: "VASCO!!!!!". Intorno, decine di poliziotti e carabinieri.
Un centinaio di vigili impegnati, dalla mattina fino a tarda
notte, a dirigere il traffico intorno al Meazza e a tenere
piazza Axum libera dagli ambulanti abusivi. Mentre gli abitanti
di San Siro attaccano quello che hanno ribattezzato «Titanic
concert». E protestano contro l'«effetto terremoto» per
tutto lo show. I fans non si contano davvero: anche dall'America
sono arrivati. E dalla Sicilia, dalla Sardegna, da tutta
Italia. Gruppi di ragazzi ma anche coppie di adulti che
si sono innamorati con le note di «Sally» e «Siamo solo
noi». C'è una donna incinta di tre mesi e mezzo, «così il
piccolino si abitua subito», adolescenti che conoscono solo
l'ultimo album del Blasco e che pensano che «Generale» sia
una sua canzone, giovani già ubriachi fin dalle prime ore
del pomeriggio e impiegati in cravatta appena usciti dal
lavoro. Qualcuno cerca ancora i biglietti davanti ai cancelli.
Subito accontentati: i bagarini offrono ingressi anche a
150-200 euro.
Finalmente si entra: i più accaniti, quelli in piedi dalle
4 del mattino, corrono sul prato, cercano il posto migliore,
qualcuno si perde, altri vengono fermati dalla polizia ai
cancelli, altri, sotto il palco, iniziano a gridare «Vasco,
Vasco». Dallo stadio si leva un boato, le signore con i
sacchi della spesa salgono sul tram 24 e domandano: «Cos'è
tutta questa gente?». San Siro si riempie, sembra non contenere
più uno spillo. La gente continua ad arrivare, fino all'ultimo.
Il clima è fresco, il palco, anche vuoto, incanta tutti
con i suoi 100 metri per 20, i 350 fari, i 500 punti luce,
per un totale di un milione di watt. Finalmente arrivano
le 19.15. Sul palco salgono gli Articolo 31, i ragazzi si
scaldano ma intanto la febbre sale. E alle 21 Vasco arriva.
E incanta tutti.
LO SHOW - Cronaca di "UNA SPLENDIDA GIORNATA"
«Benvenuti. Bentornati. Benarrivati. Finalmente a San Siro».
E ottantamila persone rispondono. Pronte a cantare in coro
ogni strofa di ogni canzone. Sono arrivati da tutta Italia.
In treno, in aereo, in macchina. Prendendo d'assalto la
città fin dalle prime ore del mattino, riempiendo la stazione
Centrale, i treni della metropolitana, i tram, i bar. E,
naturalmente, il piazzale davanti a San Siro.
Non appena si alzano le note di «Credi davvero», ottantamila
persone iniziano a cantare. All'unisono. Lo stadio trema
per "Ti prendo e ti porto via". I telefonini rimangono accesi
per far ascoltare le canzoni più belle agli amici. Gli accendini
si alzano al cielo per «Ogni volta» e due ore e mezzo di
spettacolo volano via, tra successi come «Splendida giornata»,
«Liberi liberi», «Una canzone per te». Vasco è in formissima,
ipnotizza tutti con la sua musica. Ringrazia, e saluta il
suo pubblico. Anche se alle 23.30 tutto tassativamente deve
finire. Serviranno alcune ore per far uscire tutti dallo
stadio, i vigili impegnatissimi fino a tarda notte, gli
abitanti del quartiere ancora una volta sul piede di guerra
contro gli 80 decibel del concerto. I fan escono lentamente
e sembrano non voler lasciare il piazzale. Si abbracciano
esausti. Qualcuno si massaggia la gola per aver cantato
troppo, altri si raccontano le emozioni provate durante
il concerto. Molti camminano silenziosi. Per fissare le
emozioni di una giornata indimenticabile.
Ore 19:20 iniziano a suonare gli Articolo 31,che con l'ultimo
album hanno pensato di cavalcare l'onda del fenomeno punk
e hanno lasciato un pò da parte piatti e "campioni" e si
sono vestiti di chitarre e batteria. Peccato non bastino
i capelli lunghi e le voci gridate per essere credibili...
L'esibizione scivola per 45 minuti tra brani apprezzati
(Domani Smetto, Pere, Maria Maria) e voglia di vedere qualcun'altro
al loro posto. A pochi minuti dalle 21 la grande attesa
degli 80mila che riempiono il Meazza è finalmente ripagata.
Il colpo d'occhio è maestoso, un mare di ottantamila corpi
che ondeggia al ritmo della batteria e scandisce ogni parola
cantata. Viene da pensare che tutto sommato un rituale profano
ci sia, esista. Prende la forma di un concerto rock, soprattutto
quando il gran sacerdote, rigorosamente laico, edonista
e perennemente inquieto, si chiama Vasco Rossi. Quando sale
sulla pedana dell'enorme palco a forma di nave, le aspettative
del pubblico sembrano arrivargli addosso come uno schiaffo
di energia, che lui puntualmente rispedisce al mittente
con una mitragliata di pezzi duri, preceduti da un'introduzione
trionfalistica, da gladiatore, un avviso di metallo che
annuncia la prima dionisiaca bordata di rock: "Credi davvero".
Si intuisce subito che la scelta della scaletta (perfetta,
come nei desideri segreti di Vasco) tiene conto dei desideri
dei fan, nel senso che alcuni pezzi non li suonava da vent'anni,
o addirittura da mai, come "Se è vero o no". Il concerto
è un regalo per il popolo che gremisce la ormai consolidata
cattedrale di questo rito che è lo stadio di San Siro. Non
c'è un disco nuovo da presentare, c'è solo da celebrare
l'ebbrezza della festa. Quando il buio scende sullo stadio,
le luci e gli schermi seguono le evoluzioni della musica:
il trionfo di chitarre del fedelissimo Maurizio Solieri,
detto "il toro del Giurassico", e di Stef Burns, il basso
potente di Claudio Golinelli, le impennate al sax di Andrea
Innesto, le tastiere di Alberto Rocchetti e Frank Nemola,
i cori di Clara Moroni e, last but not least, la rude e
marmorea batteria di Mike Baird. Come detto lo stadio e'
sold-out, anzi direi che la gente e' piu' che quella della
capienza massima e l'urlo iniziale fa tremare la terra sotto
i nostri piedi: non si tratta di un gol di Vieri e nemmeno
di Rivaldo, è un urlo di gioia per un uomo di 51 anni che
magari non gioca bene nemmeno a calcio ma che riesce a riempire
la scala del calcio per 3 serate che entreranno nella storia.
Si inizia con un brano che forse i fans più giovani non
conoscono "Credi davvero" e si prosegue con 2 canzoni che
trasformano lo stadio in una bolgia infernale "Asilo republic"
e "Ti prendo e ti porto via". Giusto il tempo di rifiatare
ed inizia "Splendida giornata",canzone da tempo non eseguita
e perfetta descrizione di quanto vissuto ieri... Le emozioni
non si fermano, anzi, San Siro si trasforma in un cielo
illuminato d'accendini e luci con "Vivere" e "Ogni volta"
(applausi all'inizio della canzone verso Vasco visibilmente
commosso). Ai cori ci pensa il pubblico, li esegue alla
perfezione, sapendo di essere parte fondamentale dello spettacolo.
Una versione fantastica di "Fegato spappolato" fa urlare
di nuovo il pubblico e poi il terzo anello trema con "Rewind".
Arriva anche il brano inedito "Rock and roll show" in chiaro
stile Rolling Stones semplice e affabile all'ascolto preludio
per "Non appari mai" in cui si ironizza sul potere della
tv e dei media e per l'occasione Vasco protegge il suo popolo
dalle polemiche dicendo " qui non esistono problemi....
qui siamo tutti quanti uguali....qui siamo tutti "belli
e sani...votiamo tutti Berlusconi". Votiamo tutti Berlusconi,
canta Vasco, ma questa volta l'ironia è evidente, come dire
che domina il conformismo, anche perché la canzone è contro
la televisione che tutto ingoia e annulla tutto ciò che
non contiene. E' l'unica apertura d'attualità. Vasco non
è certo uno da cronaca militante. Va per la sua strada,
e anche quando parla di guerra ("Gli spari sopra") o di
disfacimenti notturni, o ancora di sesso e viaggi spericolati,
lo fa con la forza di un'istintiva appartenenza a un mondo
di titubanti e poco soddisfatti cittadini del mondo. Dopo
un incontro di chitarre tra Solieri e Burns si riprende
con la magica atmosfera di "Tofee","Gabri",della splendida
"Una canzone per te" e infine "Sally". Ancora suoni pesanti
con “C'è chi dice no","Mi si escludeva","Gli Spari sopra"
e "Delusa". Infine "Siamo soli" (ed una lacrima e' caduta)
,"Generale" (De Gregori sia lodato) e la bellissima "Liberi
liberi" a chiudere tra gli applausi la prima parte del concerto.
Il rientro sul palco è un sabba di gioia con "Bollicine"
prima e un l’inno di due generazioni poi con "Siamo solo
noi". L'ora del coprifuoco si avvicina e c'è spazio ancora
per le canzoni di sempre:"Vita spericolata" e "Albachiara".
Una pioggia di coriandoli scende e anche Vecchioni dovrà
ammettere che con Vasco le “luci” a San Siro si accendono
ancora.
L'appuntamento è ritualmente imperdibile perché tutto quello
che Vasco canta, nel bene e nel male, piaccia o meno, è
qualcosa che ha vissuto in prima persona. Il concerto è
un monumentale autoritratto, tutte le ballate sono letteralmente
sovrastate dal tripudio canoro della folla e si alternano
alle frustate hard. Sembra che a San Siro Vasco ci stia
come a casa sua, che queste adunate siano un modo per tornare
tra i suoi simili, il protagonista certo, ma sempre diretto,
semplice, un fratello maggiore che sta al centro di un grande
abbraccio collettivo. Vasco è "contro" a suo modo, è uno
"che dice no", come un eterno oppositore della vita quotidiana,
il cantastorie di un mondo alternativo per discendenza e
per vocazione genetica. Per questo il suo concerto è un
tempio, e i fan sventolano la bandiera della "Vita spericolata"
perché gli sembra di sventolare la propria.
|