Corriere
dela Sera, 13 aprile 1987
La
Stampa 13 aprile 1987
Newspaper
La Repubblica 14 aprile 1987 pagina 28 sezione: MUSICA
'SENZA SANTI NE' EROI' E' TORNATO ROSSI E
LA SUA ANIMA ROCK
PADOVA - Non è cambiato nulla. L' idillio
tra Vasco Rossi e il suo pubblico continua inalterato, malgrado
il periodo di lontananza, i guai giudiziari. E' un rapporto
sfrenato, viscerale, come ha dimostrato il Palasport di
Padova gremito, con molta gente rimasta fuori priva del
biglietto alle prese con una polizia piuttosto nervosa (forse
a Padova si sentono ancora le ferite degli anni cruenti?).
Un pubblico che voleva un abbraccio collettivo, osannante,
totale. La scena era quella di un concertone rock. Grande
palco con tanti musicisti, una corista, decine e decine
di spot multicolori, fumoni bianchi, e la band ha iniziato
a suonare musica d' atmosfera, preparando l' arrivo del
protagonista. Vasco ha iniziato a cantare nell' ombra, avvolto
dal fumo. Non si vedeva, ma si sentiva già la voce. E in
questo sembrava inconsciamente rappresentare la sua recente
avventura. E' stato un periodo oscuro, travagliato, sommerso.
Ma se ne può uscire grazie alla musica, al mestiere di autore
e di cantante, e infatti a poco a poco la musica lo trascina
davanti al palco, e le luci lo illuminano in pieno. Ha ancora
gli occhiali scuri, a difenderlo dal mondo (forse perchè
sponsorizzato da una nota ditta di lenti?), ma dopo poco
si toglie anche quelli. E' una specie di catarsi, una purificazione
in pubblico. Il gruppo incalza e quello che è avvolto, ripiegato
in se stesso, può dischiudersi, liberarsi, perfino diventare
trasparente, Vasco Rossi a contatto col pubblico è come
un cibo disidratato che riprende vita a contatto con l'
acqua. E lì, nella ribollente fornace della passione "live",
Vasco, anzi "Blasco" come molti lo chiamano dalla platea,
non si fa pregare, sembra rinascere a nuova vita, anzi,
sembra uno di quelli che vivono davvero solo quando sono
lì sul palco, come nelle migliori anime rocchettare.
Fuori dalla scena potrebbe essere tutto solo
normalità. Sul palco, beh, è un' altra cosa. Basta un suo
"eh!" ad incendiare il sentimento del pubblico e il concerto
prende subito il tono di una kermesse, di una rincorsa cieca
verso quei momenti di gioia liberatoria che per alcuni istanti
ci si conquista nelle performance dal vivo. Si arriva perfino
al fatto che una fetta di pubblico scandisce a gran voce
"di-sco-rso, di-sco-rso!", fatto assolutamente insolito
in un concerto, dove in genere avviene esattamente il contrario,
perchè Vasco non dice una parola, non racconta nulla; quello
che ha da dire lo vuole dire solo in musica. Ma se i ragazzi
invocano un discorso è perchè Vasco è un tipo un po' speciale,
uno di quelli che hanno saputo, e sanno ancora oggi, rivolgersi
ai ragazzi cogliendone una certa identità generazionale,
l' epica di un collettivo con tutti i suoi codici di riconoscimento.
In questa cavalcata rabbiosa, il cantautore di Zocca, infila
uno dopo l' altro tutti i pezzi che lo hanno fatto grande,
in un clima di grande energia, ma anche di inedita perfezione
formale, che toglie un po' di quella stracciata e donchisciottesca
simpatia al personaggio, e in compenso gli attribuisce un
grande rigore professionale. Il concerto non ha sbavature,
cadute, incertezze, tutto funziona a meraviglia dalla prima
all' ultima nota, dalle recentissime Vivere una favola,
Ciao, Brava Giulia, fino ai classici ormai incrollabili
come Una vita spericolata, Siamo noi, Colpa d' Alfredo.
In particolare su Siamo noi, il palasport ha un fremito
di identificazione collettiva. Evidentemente le bellezze
giovani ed evanescenti dei nuovi gruppi inglesi non hanno
ancora spazzato via del tutto quella voglia di essere "brutti
sporchi e cattivi" che un tempo percorreva le nostre giovani
generazioni. Quel "Siamo noi" rimane ancora oggi un inno
insuperabile, rivolto senza equivoci alla generazione di
sconvolti, senza nè santi nè eroi", come recita il testo,
e ha ancora la sua forza, oggi che aggregazioni collettive,
aneliti di massa, sono sempre più rari. Non a caso, il nuovo
slogan che Vasco oggi porta in giro, e col quale chiude
trionfalmente il concerto è C' è chi dice no, non tanto
quindi un raccontare dei tratti distintivi di un modo di
essere, ma casomai di "non essere", come dire che ormai
passa tutto, si accetta tutto, ma almeno sarebbe il caso
di non perdere del tutto la capacità di "negare", di evitare
almeno di esserne complici.
- dal nostro inviato GINO CASTALDO
Ticket di Padova (a
cura di Davide di Mantova)
La
Stampa 6 aprile 1987
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