Perugia, Stadio Renato Curi - 12-06-1999

 

Corriere della Sera— 13 giugno 1999


 

La Stampa— 13 giugno 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

Gazzetta del Mezziogiorno— 14 giugno 1999

 

Review Repubblica — 13 giugno 1999 pagina 34 sezione: SPETTACOLI

Blasco il ribelle non c' è più

PERUGIA - Qualche anno fa sarebbe stato impossibile fare ascoltare al pubblico di Vasco Rossi, gente amante della vita spericolata e del rock più elettrico e caciarone, anche soltanto una nota di quelle emesse dai piatti e dall' impianto dei due disc jockey che hanno intrattenuto il pubblico dello Stadio Curi di Perugia. Dance music, pura e semplice musica da discoteca, che sarebbe stata accolta da fischi, urla e lancio di lattine. Oggi no, anzi, l' entusiasmo per i Negrita, per il Blasco e per i brani "semi-techno" che fanno ballare è lo stesso. Il pubblico di Vasco è cambiato, insomma, ma anche il cantautore di Zocca non è più lo stesso di quindici anni fa. Il rock, del resto, è solo una parte dell' universo musicale di Vasco Rossi oggi, e il concerto di apertura di questo nuovo e attesissimo tour lo conferma. Certo, le chitarre elettriche fanno la parte del leone, ma la melodia, la voglia di far cantare tutti, il gusto nel mescolar ballate e tensioni, di mettere insieme cose diverse (persino la dance, suoni elettronici, ritmi nuovi e tecnologici) ed evitare le ripetizioni sono cose che ha scoperto anche il signor Rossi. Sono più di trentamila le persone che affollano lo stadio di Perugia, per la partenza di un tour che riporta in giro il cantautore dopo tre anni di sostanziale riposo. Il suo ultimo tour era stato nel 1996, e solo due concerti (a Bagnoli nel 1997 e a Imola nel 1998) avevano interrotto il silenzio live di Vasco. E tutti, francamente tutti, sembrano non aspettare altro fin dalle prime ore del pomeriggio, pronti come al solito a far la fila davanti ai cancelli, ad accalcarsi nelle prime file, a vestire le magliette di rito e a consumare litri di acqua minerale, cola e panini. Lo stadio è coloratissimo e rumoroso, l' atmosfera è allegra e rilassata, e il pomeriggio scorre tranquillo fino all' esibizione dei Negrita, che arrivano a riscaldare gli animi con il loro rock classico e al tempo stesso moderno, italiano quanto basta per essere anche internazionale, medio in tutto, tranne che nell' energia, formula che finalmente li ha portati al grande successo. Mentre il sole cala arrivano i dee jays, a far ballare le migliaia di ragazzi sul prato e sugli spalti, ma tutta l' energia, il calore, il divertimento del lungo pomeriggio sembrano nulla al confronto del boato che esplode quando Vasco arriva in scena. Lo show, Sballi ravvicinati del terzo tipo, Rewind, Nessun pericolo per te, portano l' entusiasmo del pubblico alle stelle e anche Vasco si lascia trasportare dalla forza della musica. Blasco, Ormai è tardi, il classico medley acustico, Sally, Vivere, Gli spari sopra, sono tra i momenti più belli di uno show che tra luci, colori, suoni, piccole e grandi sorprese, va avanti con precisione, sostenuto da una band composta da Maurizio Solieri, Johnatan Moffett, Claudio Golinelli, Alberto Rocchetti, Stef Burns, Frank Nemola, Andrea Innesto e Clara Moroni. Vasco e la band alzano i pugni chiusi quando intonano Mi si escludeva; sul grande schermo alle spalle del gruppo durante Gli spari sopra vengono proiettate le immagini dei bombardamenti Nato sul Kosovo: la vita, quella vera, entra anche nello spettacolo di Vasco. E il pubblico partecipa, applaude si diverte. Ma divertirsi per chi è in scena è più difficile: il ricordo di Massimo Riva, scomparso da pochi giorni, è ovviamente vivissimo e i sentimenti, il dolore, la malinconia si mescolano alla gioia di essere di nuovo in concerto, tra la gente, circondati da un affetto e da un calore straordinari. "Nessuno muore mai completamente. Qualche cosa di lui rimane sempre, vivo, dentro di noi. Viva Massimo Riva", dice Vasco all' apertura del bis, mentre le immagini del chitarrista al fianco di Vasco nel concerto di Imola passano sul grande schermo, con le note di Quanti anni hai, e la gente applaude, con passione. Si chiude con Vita spericolata e Alba chiara, tanto per ricordare la strada che si è fatta, la storia dalla quale si viene, cosa mette insieme generazioni diverse di fan di Vasco. Il concerto finisce e alla fin fine si può dire che siamo all' inizio di una nuova storia: può non piacere la musica di Vasco Rossi, ma è pur vero che gli anni peggiori, quelli in cui faceva canzoni veramente inutili, sono passati. Così come lontano è il "Blasco" ribelle degli esordi. Ed è un bene, in fondo, perché Rossi non cerca più di rispondere a un cliché, non vuole soltanto far contento il suo pubblico. Il concerto di Perugia, come già quello di Imola dello scorso anno, è testimonianza di questa crescita: oggi in scena c' è un cantautore rock che cerca con successo di dare un senso alla propria energia, alle parole, ai sentimenti, ai dubbi, alle note che ha in testa. E che dal vivo ci riesce davvero.
- dal nostro inviato ERNESTO ASSANTE

 

Review Il Tirreno — 14 giugno 1999 pagina 1 sezione: SPETTACOLI

Sabato sera a Perugia il debutto del tour, il primo senza Massimo Riva Vasco torna senza retorica All'amico morto omaggio tenero ed essenziale

Vasco Rossi ha scelto «lo show» per aprire i concerti del nuovo tour partito sabato sera dallo stadio di Perugia, che ha fatto registrare il tutto esaurito - 30.000 i paganti - per il debutto di una tournée che ha già raggiunto quota 300.000 biglietti venduti. Fissare la scaletta di questo concerto non è stato facile: era necessario evitare gli accenti retorici che lo aLrebbero trasformato in una commemorazione del povero Massimo Riva, il chitarrista - amico di sempre - morto la scorsa settimana, che avrebbe dovuto essere presente anche stasera. Al suo posto c'è Maurizio Solieri, un altro vecchio amico. Vasco e la sua splendida band non hanno avuto molto tempo per provare lo show; alla tragedia di Riva si è aggiunta la pioggia torrenziale che ha bloccato per 8 ore la produzione a cui lavorano 430 persone. Il palco è un enorme ponte d'acciaio scoperto disegnato secondo uno sviluppo verticale. Ai lati due tiranti che reggono 2000 metri di fibre ottiche, ai quali si aggiungono due bracci meccanici che lanciano luce sul palco e sul pubblico. Un concerto lungo più di due ore preceduto da un breve set dei Negrita e da una performance di un dj che riporta Vasco sulla strada, a un anno di distanza dal megaraduno di Imola e tre dall'ultimo tour e che riserva un omaggio a Massimo Riva all' inizio dei bis, durante «Quanti anni hai», il pezzo che originariamente avrebbe dovuto aprire il concerto. Rossi è un professionista scrupoloso e anche un artista che vive con entusiasmo la sua professione, perfettamente consapevole del fatto che per lui salire su un palco vuol dire tenere le fila di un rito. Il suo è un pubblico unico in Italia, una sorta di tribù intergenerazionale tenuta insieme dal «culto del Blasco». Il concerto ripropone a grandi linee i brani del recente live «Rewind»: è, in poche parole, un ritratto fedele del presente di un artista che nel corso degli anni ha avuto una vistosa evoluzione stilistica. All'iniziale «Lo show» seguono «Rewind», «Nessun pericolo per te», «Blasco», «Jenny», «L'una per te», «Senza parole», «Mi si escludeva», «Gli spari sopra», «Delusa». In più una medleey acustica con «Incredibile romantica», «Dormi dormi», «Ridere di te». Poi i bis. Sul palco una band impeccabile che ha i suoi punti di forza in Steff Burns, chitarrista di fama mondiale, e Jonathan Moffett batterista che ha lavorato con Michael Jackson, Madonna e George Michael. «Nessuno muore mai completamente. Rimane vivo dentro di noi. Viva Massimo Riva». Con questa frase Vasco ha ricordato l'amico morto. Ha scelto dei bis per questo omaggio tenero ed essenziale: il brano «Quanti anni hai» è stato introdotto dalle immagini in bianco e nero, con Vasco sul palco per l'ultima volta accanto all'amico. Alla fine del video i musicisti sono rientrati sul palco. «Viva Massimo Riva» ha urlato Vasco mentre lo stadio applaudiva. Rossi non ha trattenuto le lacrime durante «Gli angeli», il pezzo con cui il concerto si è avviato alla fine, affidata a «C'è chi dice no», «Bollicine», «Vita spericolata» e «Alba chiara» il pezzo che da anni segna la fine dei concerti di Vasco.
- Paolo Biamonte