Roma, Paleur 01.10.1987 + 02.10.1987
Corriere
della Sera 03-10-1987
Review
Repubblica— 03 ottobre 1987 pagina 37 sezione: SPETTACOLI
E UN CORO ENORME CANTO' PER VASCO
DOVEVA essere un trionfo, una chiusura in
bellezza per un tour che ha segnato l' estate con un incredibile
successo di pubblico, e così è stato: Vasco Rossi ed il
suo gruppo hanno letteralmente mandato in visibilio più
di quindicimila persone al Palaeur di Roma con l' ultimo
concerto del loro lungo tour estivo, durato più di due ore.
Una premessa: normalmente è già difficile riuscire a distinguere
dei suoni nel caos acustico del Palaeur, struttura lodevolissima
dal punto di vista architettonico, certamente utile per
gli avvenimenti sportivi, ma assolutamente disastrosa per
l' effetto acustico che si viene a creare in occasione dei
concerti soprattutto se si tratta di musica che ha bisogno
di un' amplificazione che lavori a volume elevato. Se poi
al naturale rimbombo della struttura si aggiungono dieci
o quindicimila voci che cantano in coro ogni nota di ogni
brano, si può ben immaginare cosa, ad un ascoltatore, possa
restare di un simile concerto. E nei concerti di Vasco Rossi
ad essere protagonista dello spettacolo è soprattutto il
pubblico, enorme, variegato, giovanissimo, che viene come
a far festa. Quello che accade sul palco serve solo a segnare
i tempi ed i modi della festa, è una colonna sonora che
fa da sfondo ad altri avvenimenti, più piccoli e più importanti:
i ragazzi che si baciano durante i brani più soffici, le
mille fiammelle che si accendono nei momenti di più viva
emozione, le braccia levate al cielo, ed ancora canti, balli,
girotondi' le spinte ed i cori, le sigarette ed i panini
divisi con il vicino, gli striscioni ormai rituali preparati
con pazienza in casa in attesa del concerto. E' questo,
insomma il vero ed unico spettacolo, grande ed irripetibile,
lo spettacolo di un pubblico giovanissimo che al grido di
Siamo solo noi si ritrova con la musica del proprio beniamino.
Ed è un pubblico che spesso viene dimenticato perchè troppo
semplice, troppo normale per essere "letto" da chi analizza
le cose giovanili: il "look" esiste solo nelle fiabe, qui
ci si veste come capita, senza badarci troppo su, con i
blue Jenas slavati e le camicie a quadri, tutti più o meno
uguali, senza badare alle apparenze, senza seguire i trend
della moda. E' un pubblico a suo modo "sentimentale", che
ama Vasco Rossi perchè è l' unico che offre ai ragazzi la
possibilità, per due ore, di far casino a tempo di musica,
di far rumore spensieratamente, senza pensare ad altro che
ad una vita che è quella di tutti i giorni ma che ognuno
vorrebbe un po' più "spericolata" e ricca di passione. Vasco,
insomma, ha inventato il rock' n' roll in Italia, perchè
è di questi stessi elementi che vive gran parte della musica
di tutto il mondo' che celebra in fondo proprio i teen-agers,
la gioventù, la vivacità e l' energia, i buoni sentimenti
ed i sogni' una musica incalzante e riconoscibilissima,
proprio perchè legata a mille altre musiche e mille altri
suoni che già fanno parte del patrimonio di diverse generazioni.
In due ore di concerto Vasco Rossi ha riproposto soprattutto
le sue canzoni nuove, mettendo in campo solo alcuni dei
suoi vecchi classici da rocker di strada, troppo "estremisti"
forse per esser capiti, troppo lontani anche dall' imponente
megashow che Rossi ha portato in giro tutta l' estate, con
un impianto luci davvero impressionante ed un apparato tecnico
da far invidia alle star della musica angloamericana. Ed
anche lui, in fondo, deve essere un po' cambiato, anche
se continua a muoversi sul palco come se ci fosse capitato
per sbaglio, se non ha assunto nessuna gestualità classica
da rock star e canta ancora a squarciagola per sovrastare
il suono delle chitarre elettriche. Non a caso se oggi Rossi,
un po' come Madonna, cambia ben cinque diversi giubbotti
durante il concerto, se alcune sue canzoni di oggi suonano
un po' più ruffiane e meno emotive e se il concerto, in
fondo, non presenti nessuna sorpresa a chi lo ha visto già
negli scorsi anni. La star, forse, non è più lui, ma il
suo piccolo ed efficacissimo mito, che coinvolge e convince
il pubblico come nessun altro sa fare oggi in Italia.
- di ERNESTO ASSANTE
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